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LE PAROLE DA NON DIMENTICARE
  • GENERICHE
  • LA CANTINA
  • LA ROLA
  • LA STALLA


  • GENERICHE
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    CIULETA:  Malleolo, Caviglia.

    INVURNID: Lento di riflessi, tonto, mentalmente ottuso, un po' addormentato

    OM  SAIBADG:  Uomo selvatico, essere abominevole. Figura mitica che viveva nei boschi e nelle selve più inaccessibili. Era alto e peloso, con barba e capelli lunghi, emetteva suoni gutturali e, secondo alcuni era feroce e pericoloso, secondo altri a volte si comportava in modo gentile ed era inoffensivo. Sembra che gli ultimi ad aver visto l’om saibadg  a Montegelli siano stati i vecchi, quelli che avevano fatto la guerra del 158.

    GATA:  Gatta.  Sbronza.

    PLITA:  Tacchina .   Sbronza.   “L’eva una plita che deva l’onda” = Aveva una sbronza che non stava in piedi.

    REFNI: Collinetta di neve trasportata e ammucchiata dal vento.

    SUGABOTI: Beone, alcolizzato.

    PATACA: Sciocco, stupido, finto tonto.

    “Nu fa e pataca”: Non fare lo stupido o il finto tonto.

    GAZOT:  Uccello. Intorpidimento dovuto al freddo.  "Ho ciap i gazot tal mani" = Mi si sono intorpidite le mani per il gran freddo.

    GNORGNA: Suono noioso ripetuto molte volte. A volte si usava il termine per indicare il pianto  dei bambini. "Smetla ad gnurnè" = Smettila di piagnucolare.

    GREPIA: Greppia, mangiatoia. Quando i bambini scappavano dopo aver commesso una marachella i genitori non li inseguivano, ma dicevano: “T’avnirè pu ma la grepia…"! = Prima o dopo verrai a mangiare … è allora che io ti punirò.

    BRIGANT DLA BURATELA: Brigante, delinquente. A Montegelli si dice “Brigant dla Buratela, a Boratella si dice “Brigant ad Mungel”. Evidentemente fra i due paesi non correva buon sangue, ma non se ne conosce il motivo.

    BRUGLA: Crosticina che si forma sulla ferita in via di guarigione. “Ci cum’è na brugla” = persona noiosa, sempre appiccicata e tra i piedi.

  • LA CANTINA
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    CANTENA: cantina. Era una parte importante della casa sia in campagna che in città. Era il luogo, ieri come oggi, dove si produceva e conservava il vino, e dove si stoccavano le riserve per l’inverno, quali salumi, conserve, patate, che, appunto, si conservavano in maniera ideale, grazie alla posizione, solitamente interrata, e al microclima.

    BOTA: botte, recipiente dove si matura e solitamente invecchia il vino.

    TNEZ: tino.

    BGONZ – MASTEL: mastello piccolo per svinare.

    TNELA: tino più piccolo e basso, posizionato sotto il tino.

    CIUTUR: tappo in sughero del fiasco.

    TORC: torchio.

    BULIDURA: fermentazione naturale del vino.

    MNAROLA: pestatrice a piedi.

    PISTADORA: pestatrice. Insieme al torchio, è uno degli attrezzi fondamentali per la vendemmia.

    PIDRIA: imbuto in rame, solitamente con 2 piedi, che, posizionato sopra la botte, serviva per filtrare il vino mentre si riempiva la botte.

    PIDARIOL: imbuto.

    FIASC - BUCET: fiasco.

    BUCION: bottiglione da 2 litri.

    BOCIA: bottiglia. La classica, in cui si imbottiglia ancora oggi il vino, aveva una capienza di circa 0,75 litri.

    DAMIGIENA: damigiana.

    GARNELI: acini dell’uva.

    RASPOL: raspo. Parte del grappolo dell’uva; era lo scarto dopo la pestatura degli acini.

    MNAZA: vinaccia.

    FEZA: fondo del vino, solitamente scartato.

    GOMA SE BASTON: gomma che serviva per svinare e travasare il vino.

    ZEST DLA DAMIGENA: cesto in vimini che conteneva la damigiana.

    CAVEI: bastone con una parte a cono usata come tappo per il tino.

    MUSLEN: moscerino.

    E VEN BON E STA TLA BOTA ZNINA: Il vino buono sta nella botte piccola.

    CI CUM E VEN. SE TEMP E MIGLIORA: Sei come il vino. Col tempo migliora.

    UN BICER AD VEN E FA SCURDE’ INQUEL: Un bicchiere di vino fa dimenticare tutto.

    TOTA LA FROTA LA VO E VEN, SOL E COMBRI UN VO L’ACQUA: Tutta la frutta vuole il vino, tranne il cocomero che non vuole l’acqua.

    UN SPO’ AVE’ LA BOTA PINA E LA MOI IMBARIEGA: Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca.



  • LA ROLA
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    ROLA: parte del camino dove viene acceso il fuoco e si cucina.

    BRUSTIGHE’:  Abbrustolire, abbrustolito. Bruciacchiato.

    CAVDUN:  Alari.

    STLONC: Pezzo di legna da ardere, di medie dimensioni.

    ZOC: ceppo, legno di grosso taglio, usato per il fuoco o il camino.

    BURNISA: brace che si sta spegnendo ed è quasi cenere.

    BRESA: brace.

    CALDER: paiolo di rame, appeso alla catena del camino. Serviva sia per cucinare che per scaldare l’acqua.

    SCALDEN: scaldino o piccolo fornello a brace.

    CALEZNA o FULEZNA: caligine o fuliggine. Residuo del fumo del camino.

    FER: ferro da stiro, scaldato sulla “rola”.

    TEGIA: teglia di Montetiffi in terracotta.

    TRIPê: trepiede. Sostegno in ferro con tre piedi per la teglia ed i tegami.



  • LA STALLA
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    STALA: stalla. Parte fondamentale della casa contadina e della vita sociale delle campagne di una volta, era utilizzata sia come ricovero per gli animali che come ritrovo per la famiglia.

    VEGGIA: veglia. Durante le lunghe serate invernali, ci si riuniva nella stalla dove si faceva la “veglia” al caldo, grazie agli animali che scaldavano l’ambiente. Era il momento ideale anche per svolgere tanti piccoli lavori, le donne filavano e gli uomini aggiustavano gli attrezzi che poi sarebbero serviti nei lavori dei campi.

    VACA: vacca, mucca.

    MUNGHENA: mucca da latte.

    VIDEL: vitello.

    MANZ: manzo, vitellone.

    TOR: toro

    BI e RO: la sinistra e la destra. Erano le due mucche che tiravano l’aratro. Ro, che camminava nel solco già fatto dall’attrezzo, doveva essere più alta di Bi, così da essere alla stessa altezza per bilanciare il tiro dell’aratro.

    GREPIA: greppia. Usata solo per il mangiare. Per il bere, si utilizzavano secchi o l’abbeveratoio esterno alla stalla.

    TRAMZEDA: divisorio di legno che serviva per dividere le mucche a due a due.

    MURDECIA: anello di ferro che si metteva nel naso alle mucche per assicurarvi i finimenti.

    ZUG: giogo. Serviva per attaccarci gli attrezzi da lavoro o il carro.

    SURZEN: canale di scolo per i liquami organici.

    PURTGEN DE STABI: porta per il letame, attraverso cui si raggiungeva la “greza de stabi”

    GREZA DE STABI: mucchio di letame, esterno alla stalla, dove si raccoglievano i rifiuti organici e da cui si prelevava il concime.

    ZESTA: cesto di vimini robusti, che serviva per portare il fieno e l’erba di cui si nutrivano le bestie.

    CUNCHET: recipiente di legno quadrato che serviva per contenere la biada per le mucche. La biada era composta da una miscela di cereali e farine di granturco e grano.

    SPARZENI: finimenti delle mucche.

    STREGGIA: attrezzo in ferro seghettato per togliere il letame secco dalle mucche. 

    SCUPETA: specie di scopetta per pulire il pelo delle mucche. Solitamente veniva usato dopo la “streggia”.

    GAVAGNOLA: museruola in vimini, che veniva messa per evitare che le mucche mangiassero mentre lavoravano nei campi.

    FURCHE’: forca a 4 denti per raccogliere il letame.

    CARIOLA: carriola per trasportare il letame fuori dalla stalla.

    SANTANTONI: immagine di Sant’Antonio Abate, la cui festa si celebra il 17 gennaio, protettore degli animali e immancabile in qualsiasi stalla della Romagna.

    “U TA’ LICHE’ ‘NA VACA?”: “Ti ha leccato la mucca?”, utilizzata come presa in giro di qualcuno particolarmente curato nell’aspetto.

    “L’E’ INOTLI CIUD LA STALA QUAND L’E’ SCAP I BO”: “E’ inutile chiudere la stalla quando sono scappati i buoi”, per spiegare un’azione ormai inutile.